Questa mattina mi sono recato al presidio davanti alla De Tomaso, quasi “ex fabbrica di automobili” in Borgata Lesna.
In ritardo ho saputo dell’esistenza di questa realtà lavorativa: complice le segnalazioni di un amico e qualche articolo di Luna Nuova; così come in ritardo sono venuto a sapere delle manifestazioni che oramai da un paio di anni avvengono al di fuori dei cancelli della fabbrica.
Oggi vi è stato il culmine mediatico: dopo una settimana di presidio, i lavoratori sono riusciti ad attirare l’attenzione di “Striscia la notizia” per denuciare la loro situazione che li vede in assenza di stipendi da mesi.
Ora non sto a raccontare la storia della fabbrica che potrete trovare scritta ovunque, o meglio ancora chiedere ad uno dei 900 lavoratori la sua esperienza personale, proprio come ho fatto io stamane ad una gentilissima ragazza.
Le ho banalmente chiesto cosa stesse accadendo e lei molto gentilmente mi ha risposto che non vedono stipendi da mesi e che sono tutti da innumerevole tempo in cassa integrazione.
Da quello che ho capito qui non si sta parlando di investimenti industriali mal riusciti ma di veri e propri piani industriali farlocchi compiuti dall’imprenditore Rossignolo che, a quanto pare, millanta soci esteri che non si sono fatti mai vedere. Risultato? Fondi pubblici impiegati in corsi di formazione fine a se stessi, praticamente utili solo a far ricevere al proprietario d’azienda i soldi per poter chiedere altro contante pubblico. Saranno illazioni o verità? Questo non lo posso dire, resta il fatto che 900 persone rischiano seriamente di stare a casa senza lavoro.
Ora il governo si sta interessando di questa faccenda e valuterà se finanziare il progetto industriale a seguito di controlli.
Una domanda mi sorge spontanea: se questi controlli li avessero fatti prima, magari avrebbero valutato e selezionato un piano industriale serio e quelle 900 persone, oggi, anzichè manifestare avrebbero potuto timbrare il cartellino. Ma questa purtroppo è fantasia perché a quanto pare fare le cose per bene richiede troppo impegno.