Da Cucchi a Moncler: quando l’Italia s’indigna sbagliando

Tutti assolti perché il fatto non sussiste: la tanto ripetuta “insufficienza di prove” è stata quella che ha scagionato tutti i coinvolti nella morte di Stefano Cucchi, suscitando lo sgomento di molti: perché non si sa come una persona che è stata affidata alla custodia di altri è entrata sulle sue gambe in un posto e ne è uscita esanime.

L’indignazione viene perché non è stato trovato un colpevole mentre passano le foto del cadavere del ragazzo che mostrano evidenti segni di percosse, occhei non ci sono le prove sufficiente e credo che sia giusta la sentenza a fronte di un sistema penale che esige prove, ma i responsabili del reparto/comando non sono perlomeno stati redarguiti? Una persona o più ha svolto in malomodo il lavoro per cui era stato preposto ed altri lo stanno coprendo. Credo che la vera indignazione debba provenire, non dalla “gente comune”, ma dai corpi di polizia: è inammissibile che dei loro sindacati difendano a spada tratta persone che hanno sbagliato (e in modo gravissimo per giunta ) a compiere il loro lavoro paragonandoli così a quelle migliaia di loro colleghi che il lavoro di tutori dell’ordine lo svolgono al meglio.

La stessa sensazione di costernazione  ci pervade quando scopriamo come vengono “prodotte” le piume d’oca per imbottitura e ci sorprendiamo che un brand blasonato quale Moncler che vanta metodi di produzione etica dei materiali, oltre a non controllare totalmente la filiera dei suoi prodotti decentralizza le produzioni spostandole dal “Made in Italy” all’est Est Europa dove la manodopera cosa meno e non è tutelata come da noi, facendo rincari sul prodotto finale che superano ogni nostra immaginazione.

Non possiamo cadere dal pero, quando basta leggere l’etichetta cucita in un capo e calcolare il rapporto qualità prezzo di un prodotto o semplicemente ragionare sul fatto che il vero piumino d’oca, prima di ritrovarsi all’interno di una imbottitura era su un essere vivente.  E’ ovvio che troviamo molto più comodo il lamentarci di una situazione che non risolverla, il problema è il consumatore che fa le sue scelte: vogliamo avere una marca addosso, con determinate caratteristiche di composizione e ci indignamo solo quando ci sbattono in faccia la verità, mentre possiamo scegliere per prodotti dalle stesse qualità, ma con prezzo inferiore o addirittura altri materiali, se quelli propinati per noi non sono eticamente accettabili.

E’ ovvio che non voglio paragonare un omicidio compiuto da inetti ad un acquisto di un capo di abbigliamento, ma sbagliamo in ogni caso ad indignarci se non scegliamo un prodotto per le caratteristiche che vogliamo (etica, made in Italy e costo economico), ma lo scegliamo solo per sfoggiare una marca o ancora peggio lasciamo che alcuni tra coloro che dovrebbero garantire l’ordine e la sicurezza sia in realtà un esaltato che non riesce neanche a frenare degli istinti primitivi, figuriamoci il disordine della società.

 

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