Premesso che considero fondamentale l’educazione alimentare fin da giovane età, in tutti i suoi ambiti: sia in quello salutare (dieta sana e bilanciata) sia in quello perequativo (lo stesso pasto per tutti, fatta eccezione per intollerabilità etiche , salutari o religiose) ciò non toglie che attualmente il servizio di mensa scolastica a Grugliasco (recentemente passato totalmente in mani private) per offrire il suo servizio ha costi decisamente fuori mercato: attualmente a fascia di reddito sopra i 40000,00 € livello ISEE il buono pasto costa 6,80 lordi, con una riduzione massima a 2,50€ per redditi ISEE fino a 3890,00€
Se si analizza il dato sulla carta la spesa maggiore risulterebbe ininfluente per una famiglia che abbia un reddito superiore a 40,000 euro, il problema come sappiamo che questo tipo di calcoli tiene valore di proprietà immobili che non sempre producono reddito, ma hanno dei costi di gestione, cosi una famiglia per un figlio spenderebbe 136,00 € al mese solo per il pasto di mezzo giorno, essendo ottimisti un decimo di uno stipendio, essendo realisti molto probabilmente un quinto. Una cifra che io trovo irragionevole, occhei i costi di gestione del servizio ma tenete conto di un fatto: il Comune di Grugliasco ai suoi dipendenti offre un buono pasto da 6,17 € che già questo basterebbe per contestare la tariffa massima per un evidente divario. Nulla da obbiettare sulla tariffa per il reddito ISEE minimo, poiché il costo di gestione della mensa sarà sempre superiore (per mezzi e mano d’opera) al pasto domestico, allora cosa si può fare: la soluzione più ovvia sarebbe concedere il permesso di portare il pranzo da casa,ma questo creerebbe problemi di conservazione del pasto fino all’ora di pranzo, di eventuali contaminazioni degli alimenti tra loro e soprattutto una differenza tra i pasti consumati dai vari alunni ( tralascio volutamente la salubrità dei pasti, non perché non sia importante ma perché quella sarebbe a discapito dei genitori che andrebbero “educati in merito”) ossia la differenza del pasto potrebbe creare discriminazione, facile quando si tratta d giovani menti.
Un’altra soluzione potrebbe essere affidare a esercenti (piccoli e non) esterni, che hanno i regolari permessi la possibilità di ricevere ordini ed fornire un pasto secondo determinate caratteristiche organolettiche e nutrizionali di base, consegnato in occasione della pausa mensa e ciò dovrebbe garantire una sicurezza per quanto riguarda i principi igienici di base.
Una scelta che a mio avviso sia la più giusta sarebbe il taglio delle tariffe e portare a 2,50 – 4,00 € massimo il costo del ticket in modo che la dieta degli alunni sia controllata ed uguale nella maggior parte dei casi, questo si potrebbe fare magari riducendo le portate o bilanciandole durante la settimana, togliendo il superfluo, passando per una somministrazione di alimenti semplici e gustosi, magari con un richiamo alla tradizione ( Faccio un esempio, un primo piatto il più possibile completo dal punto di vista nutrizionale e l’eliminazione del dolce a favore della frutta, materia prima scelta anche evitando gli avanzi di cibo, insomma non fornire sempre un pasto da tre portate ma bilanciandolo accuratamente)
Ovviamente la somministrazione del servizio mensa è regolata da un contratto sottoscritto dal comune, anche per i prossimi anni. Dandone una prima occhiata ho letto le varie clausole di rescissione del contratto e amministrativamente si potrebbe anche agire con degli accorgimenti del tutto leciti, la osa che mi perplime di più però è stata la cessione del 49% di quota pubblica, (che già era influente dal punto di vista decisionale) trasformando un servizio alimentare educativo in un servizio a scopo di lucro di un ente aziendale trasformando così il “dare un servizio” in “ricavarne guadagno” e come sempre , in tutto ciò, ci rimettiamo noi cittadini.