Care compagne e cari compagni,
pensiamo sia doveroso, in un momento come questo, dire la nostra su quanto sta succedendo in queste ore nel nostro partito. La fuga di alcuni nostri parlamentari ci lascia alquanto amareggiati, ma, a mente fredda, vogliamo dare la nostra analisi e trarre alcune conclusioni rispondendo secondo il nostro pensiero alle dichiarazioni e alle lettere inviate dai deputati che sono fuggiti da SEL per confluire nel grande calderone delle larghe intese.
Anche noi siamo concordi con il compagno Mussi quando definisce questo atto “un errore”. Se torniamo un po’ indietro nel tempo ci ricordiamo tutti che questo partito è nato per portare una visione critica e autenticamente di sinistra all’interno di un campo politico, quello del centrosinistra, in cui fosse possibile realizzare quella famosa sinistra di governo di cui tanto ha bisogno il nostro Paese. La fuga di alcuni compagni verso lidi “migliori” a nostro modo di vedere sembra la resa di chi in fondo non ha creduto fermamente nella possibilità di ricostruire una sinistra forte e, non vedendo lo spazio in cui dovremmo muoverci, ha preferito arrendersi e confluire in quello che, a oggi, è un partito di stampo decisamente centrista, liberista e pro austerity, che sul nostro territorio e su scala nazionale spesso sostiene posizioni che di sinistra hanno davvero poco. Non vogliamo essere maliziosi né ricercare il marcio ovunque ma ci chiediamo il perché di questa scelta diametralmente opposta al percorso fatto fino ad ora.
Leggiamo poi che tra le varie motivazioni di tale gesto quella più importante è la scelta di sostenere la lista Tsipras a livello europeo e non il PSE. Ci preme però ricordare, compagne e compagni, che il PSE di oggi è né più né meno il perno della versione europea delle larghe intese. Ripetiamo il nostro interrogativo: perché questa inversione di rotta? Forse per qualcuno è cambiata la nostra idea di rapporto con le destre?
Il discorso poi, a nostro modo di vedere, si sposta su un altro piano ancora: sappiamo bene tutti che le elezioni non sono avvenute tramite preferenze ma all’interno di liste bloccate che, nonostante fossero composte inizialmente con il processo delle “parlamentarie” per scegliere i candidati, erano capeggiate poi in molte regioni da persone non votate ma imposte dall’alto, escludendo da posizioni eleggibili molti compagni che si erano aggiudicati sul campo il consenso. Chi sta fuoriuscendo dal partito in questo momento? Migliaia di iscritti? Federazioni intere? A nostro avviso non siamo di fronte ad una scissione, ma ad un riposizionamento di un ceto politico che è totalmente scollato dalla base del nostro partito.
Ci rivolgiamo ora ai nostri ex parlamentari: non vi pare un atto meschino entrare nel PD con i voti di persone che credono in SEL e in ciò che sta facendo? Con l’uscita dal nostro gruppo parlamentare non sarebbe giusto che vi dimetteste proprio dal ruolo di parlamentari nel rispetto di chi ha votato il nostro partito e merita tutta la rappresentanza che le percentuali prese hanno concesso alla nostra formazione politica?
Nella speranza di ricevere risposta a queste domande ci rimbocchiamo le maniche, come sempre facciamo, e andiamo avanti con il progetto di SEL, scelto democraticamente con un congresso, e che ora più che mai ha la possibilità di rilanciarsi.