Schiribizzi tra i parlamentari: Renziani e Dalemiani che “complottano”, ex presidenti del Senato snobbati, ex presidenti del Consiglio umiliati… non si capisce più nulla, poi dopo una mattinata spesa a chi adorava di più il candidato proposto anche dalle piazze del centro sinistra: Stefano Rodotà, a spoglio concluso si notano una manciata di schede bianche e un “rientro” rispetto alle dichiarazioni di voto, verso Rodotà della mattina.
Intanto nelle piazze gli iscritti PD strappano le tessere e si uniscono ai militanti del M5S e SEL, per sottolineare una lontananza, degli eletti Democratici, rispetto al voto dei loro stessi elettori espresso a Febbraio.
Per non parlare di tutti gli amministratori, i sindaci e i tesserati d’Italia che in queste ore hanno espresso il loro dissenso verso coloro che hanno mandato a Montecitorio.
La dirigenza, pare dimissionaria, del Partito Democratico ha sottolineato l’urgenza di un loro Congresso per capire cosa sta succedendo all’interno del PD, soprattutto alla luce del “tradimento” di 101 grandi elettori che non hanno votato per Prodi, come da loro promesso.
Sapete cosa succederà ora?… Un bel niente: tutti rimarranno al proprio posto, magari faranno cadere giusto un paio di teste… per far vedere che anche loro hanno un’anima purista, per il resto si continuerà con un Governissimo, anche per salvare lo stipendio che si ricava stando seduti sugli scranni. E nei comuni?… Piccoli o grandi che sia succederà la stessa cosa.. alla fine nelle Regioni, Provincie o Città in mano ad un esponente PD, chi (della sua stessa fazione) oserebbe mettersi contro colui (o colei) che gestisce il suo posto di lavoro… sarebbe un suicidio, roba da pazzi.
Dopo un mini congresso interno, gestito sui banchi di Montecitorio, che li ha visti, quasi, sgretolarsi si sono mostrati, forti e decisi sulla posizione decisa in mattinata, perché alla fine il PD è sempre compatto, quando si tratta di salvaguardare la poltrona.